Categoria: Intervento/Opinione
Area tematica: Tematiche generali

Intervista a "il Ponte"

“Nell’ultima manovra di Tremonti, di fatto, scompare la Sicilia e il sud d’Italia, a favore del Nord Leghista.
 
PRECARI, MARZIANO: “LOMBARDO ABBIA IL CORAGGIO DI SFIDARE ROMA, OCCORRE UN ATTO DI FORZA PER SALVARE 35MILA LAVORATORI”
 
Una manovra finanziaria, quella voluta dal governo Berlusconi che a parere di molti, "sprovveduti", non metterebbe le mani in tasca ai cittadini. Si tratta, invece, di tagli ed ancora tagli verso le regioni, i comuni, le province, i quali per poter assestare a loro volta i bilanci dovranno tassare i cittadini.
On. Marziano, come può il Partito Democratico fungere ancora da stam­pella al governo della regione con in testa Raffaele Lombardo? Come può il PD permettere che la stragrande mag­gioranza dei sacrifici le dovranno fare le regioni del Sud che tra l'altro sono sostenute da giunte del Pdl, ed in parte anche voi siete insieme ad uomini del Pdl cointeressati a sorreggere Lombardo. Secondo lei dh quale politica stiamo parlando?
"Per estrema chiarezza, noi non fungiamo da stampella al governo regionale, noi siamo li perché stiamo condividendo un percorso di riforme che se riusciremo a portarle avanti, abbiamo contribuito a migliorare le sorti della Sicilia, altrimenti possiamo ritornare immediatamente a stare all'opposizione. Condivido totalmente l'analisi fatta per quanto riguarda il centro destra. Parliamo della questione fonda­mentale, parliamo di questa finanziaria quella che finora è meno evidente ma che è il cuore della finanziaria. La finanziaria del governo Berlusconi presentata da Tremonti cancella, definitivamente, e chis­sà per quanti anni, la questione meridiona­le. Sparisce il Sud dall'agenda politica del paese, cioè, nell'ambito di una manovra che colpisce regioni, province e comuni e, quindi, scarica, sugli enti locali, sulle regio­ni il peso della manovra, poi, viene ancor più cancellato il mezzogiorno. Tutto quello che afferisce alle politiche meridionali viene colpito dalla manovra. Se poi consi­deriamo che, appunto, la manovra che, fin­tamente, si dice, non mette le mani in tasca degli italiani, si ripercuote sui livelli più bassi. L'impianto istituzionale, taglia molti finanziamenti verso le regioni che dovran­no chiudere o ridurre la quantità e la qua­lità dei servizi, i comuni dovranno mettere le tasse locali, le regioni dovranno erogare meno soldi. Cioè è una di quelle manovre i cui effetti disastrosi non si vedono all'indo­mani, o nell'arco di qualche settimana, bensì dopodomani, cioè nell'arco di qual­che mese quando i comuni e le regioni dovranno impostare il bilancio 2011. Allora gli effetti saranno completamente deva­stanti per la tenuta del tessuto democratico del paese. Si potrebbe dire beh è la crisi! No, invece, è la conseguenza della nega­zione della crisi. La manovra di oggi è la conseguenza del fatto di aver detto in que­sti 2 anni che la crisi non c'era in Italia, che eravamo i migliori, che non c'era la neces­sità di fare nessuna manovra finanziaria, che il peggio era passato, cioè questo spargere troppo ottimismo a piene mani ci ha portato ad essere omessi dalle società di rating assieme a Grecia, Portogallo e Spagna.
Oggi, la notizia del divario formidabile che si sta determinando tra l'attrazione dei buoni del tesoro tedeschi e francesi e dei buoni del tesoro di Grecia, Italia e Portogallo, quasi senza nessuna differen­za. Allora, non siamo in presenza del gran­de tecnico che ha risanato le finanze del paese ma del tecnico che obbedendo alla logica politica ha continuato a mediare il disastro fino a quando questo non è arriva­to alle nostre porte."
Questo è il dato generale. Nella sostan­za, avendo la scure e tagliando anche i finanziamenti della regione. cosa ci arà nell'immediato? Per es. da più parte è stato annunciato che la regione, per rimanere nel nostro ambito, avreb­be fatto in modo che i precari fossero tutti assorbiti. Nella sostanza questo oggi non si può fare più. A Siracusa di precari ne abbiamo ancora sia alla pro­vincia che al comune, come lo risolvia­mo questo problema?
"Questa, è la conseguenza del fatto che la Sicilia non è più da anni nella testa del governo nazionale, perché scambiare i precari siciliani, circa 35 mila complessiva­mente, tra precari degli enti locali, tra pre­cari della regione e dell'SU, per precari del­l'ultima ora, cioè per persone che possono rientrare nei vincoli della Brunetta, per cui, da un lato tu mi impedisci di stabilizzarmi, dall'altro, siccome mi impedisci di stabiliz­zarmi, ti devo licenziare. Quelli di cui parliamo sono lavoratori a tutti gli effetti che a partire dall' art. 23 della Legge n. 67/88 sono stati inseriti negli enti locali che ne hanno garantito, in questi 20 anni, il funzionamento, senza i quali sareb­be saltato l'intero sistema della autonomie locali. Venire ora a dire: non te li faccio sta­bilizzare, non solo non ti concedo lo sfora­mento del patto di stabilità per la stabiliz­zazione, ma non te li faccio stabilizzare neanche se sei in buone condizioni finan­ziarie. Tutto ciò è la dimostrazione di una distanza siderale tra l'ottica del governo nazionale e gli interessi dei siciliani. La cosa incredibile di questa vicenda è che tutti sanno che stabilizzare non significa fare nuove assunzioni, poiché queste per­sone nei fatti svolgono attività negli enti e vengono pure pagati, bisogna cambiare solo lo status giuridico da contrattista a lavoratore a tempo indeterminato. Tutto questo è uno schiaffo, una violenza, che il governo nazionale vuole esercitare nei confronti della Sicilia." Nella finanziaria si parla anche di impor­re aumenti sui pedaggi stradali o addi­rittura far pagare il pedaggio la dove non è stato mai pagato.
"Imporre l'aumento dei pedaggi autostra­dali o addirittura far pagare in alcune auto­strade siciliane, significa voler eliminare l'unico benefit che viene lasciato ancora al mezzogiorno e alla Sicilia, ma ciò non a fronte di un piano di investimenti, mi spie­go: vogliamo investire cinque miliardi di euro nel piano della viabilità fatevi carico dell'onere. Invece no! si perpetua un ulte­riore prelievo con la storia che la Sicilia spreca le risorse o quant'altro. Tutto ciò senza tenere conto che tutte le regioni del meridione, contribuiscono alla tenuta del sistema industriale del nord."
Bisogna che voi politici troviate le solu­zioni, mi sembra impensabile poter mandare a casa tutti i precari.
"Bisogna fare la grande sfida istituzionale. L'assemblea regionale approvi il disegno di legge della quinta commissione legislativa dell'Ars che non è altro che il disegno di legge di unificazione dei vari disegni di legge che è totalmente condiviso dai parti­ti e dalle rappresentanze parlamentari.
La Sicilia lo approvi, proceda in questa direzione, e sfidi lo Stato, per tutte quelle norme che le impediscono di adottare misure a favore dei propri cittadini. In que­sto caso non ci sarebbe un problema di maggiore spesa, non ci sarebbero nuove assunzioni di personale, ci sarebbero tutte le condizioni perché finalmente la Sicilia sfidi lo Stato e tuteli un proprio interesse potendolo vincere.
Non siamo in presenza di trentamila nuovi assunti, siamo invece in un completamen­to di un percorso di giustizia. Non si può formare una tale massa di precariato per poi far finta di nulla e rispondere come sta rispondendo il governo nazionale. Si porti il disegno di legge in aula, si imponga agli enti locali di realizzare dotazioni organiche che prevedano tutti i meccanismi per l'in­serimento della fascia di precari che stan­no sopra la quarta qualifica funzionale, dalla prima alla quarta si può procedere in automatico con atto amministrativo.
Dalla quinta in poi, esiste un meccanismo di riserva e di tutela, la Regione faccia la propria parte approvando il disegno di legge."
Su questa sua posizione c'è solo il Partito Democratico, oppure, anche gli altri gruppi politici la pensano come voi?
"Penso di poter affermare che questo è un orientamento della stragrande maggioran­za delle forze politiche siciliane. In com­missione che poi non è altro che la foto­grafia in piccolo dell'intera assemblea, tutti i componenti sono di questo avviso, anche lo stesso Pdl si è espresso in questa dire­zione evitando di esercitare un'opposizio­ne che vada contro i precari, lo penso di poter dire, lo confermano le decine di ver­bali della 5° Commissione, di essere uno dei protagonisti di questo processo di unifi­cazione dei vari disegni di legge. Ho cer­cato assieme agli altri colleghi che si sono impegnati di fare in modo che il disegno di legge non fosse impugnabile, che non con­tenga norme, che magari sarebbero state più gradite agli articolisti ma che poi sareb­bero state impugnate.
E' un disegno di legge che ha superato tutti gli scogli. La politica ha il dovere di stare sempre vicino alle persone più deboli tra noi queste sono i precari. Queste sono le vittime di un sistema. Bisogna chiudere questa pagina con un atto di coraggio. Questa è una delle ragioni per cui condivi­diamo le scelte del governo Lombardo: "Quella di chiudere col precariato e di non aprire nuove falle in questo sistema".
Lei è stato uno dei fautori, da presiden­te della provincia, della privatizzazione dell'acqua, però è stato uno di quelli, all'assemblea regionale, che si è battu­to di più perché l'acqua ritornasse pub­blica. Ci spieghi il perché di questo cambiamento di posizione.
"Gli amministratori locali devono applicare le leggi e non interpretarle. lo ero presi­dente della provincia di Siracusa nella fase in cui la legge assegnava al presidente della provincia il compito di avviare questo percorso di diversa gestione. Non era un percorso obbligatoriamente di privatizza­zione della gestione, di concerto con i 21 sindaci dei comuni e della Amministrazione provinciale. La ragione per cui fu scelta questa cosa e non altre è che, dovendosi co-finanziare il piano di interventi in mate­ria di risorse idriche rispetto ai finanzia­menti europei con qualcosa come 500 milioni di euro, nessun comune e neanche la provincia che non aveva obblighi finan­ziari, sarebbe stato in grado di garantire il co-finanziamento di queste opere. I comu­ni all'unanimità scelsero la forma della gara pubblica per l'affidamento ad una gestione di tipo privatistico. Poi in provincia di Siracusa vinse una società in cui c'era dentro la maggioranza di capitale pubblico, quindi, una gestione privatistica garantita per quanto riguarda l'interesse dei cittadini dal fatto che la maggioranza del capitale era pubblico. Dunque, la scelta che facem­mo fu un obbligo di legge e abbiamo cer­cato di fare nell'ambito di una norma la migliore delle scelte possibili, cioè quella di una società con una forte maggioranza di capitale pubblico. Voglio ricordare che questa fu una legge voluta dal governo di centro sinistra confermata e rafforzata dal governo di centro destra. Adesso in Italia esiste un movimento che tende a ribaltare queste norme. Se per pubblicizzazione dell'acqua significa ritornare ai tempi dei tempi quando l'acqua, bene prezioso, del­l'umanità, scarseggiava tra la gente, poi­ché veniva erogata una volta al mese e l'ente gestore degli acquedotti siciliani ave­vano qualche idraulico e centinaia di impie­gati, questo non è il pubblico che mi piace. Se per ritorno al passato si intende invece, la verifica delle gestioni, quando queste non fanno il proprio dovere, o aumentano le tariffe e non gli si toglie la gestione, se il percorso individuato e che dovrà vedere altre tappe per il suo percorso, non avrei difficoltà a votare in questo senso."
Se la gestione, per così dire pubblico/privata, in questi anni si fosse comportata bene, se il servizio fosse migliorato, se i depuratori si fossero fatti, credo non ci sarebbe stata nessu­na levata di scudi che tra l'altro pare sia comune. in tutta Italia, la gente, i comu­ni vogliono ritornare all'erogazione del­l'acqua in mano pubblica.
"Non c'è dubbio che molte di queste gestioni di tipo privato, si sono rivelate peg­giori del male che volevano curare, che in molte realtà questo passaggio ha rappre­sentato, aumento delle tariffe e peggiora­mento dei servizi, mentre mi risulta che ad Agrigento se non c'è stato peggioramento sicuramente non c'è stato nessun migliora­mento, mentre sicuramente sono aumen­tati i costi, le tariffe e quant'altro. Per quan­to riguarda Siracusa, lasciatemi dire e non perché io mi senta legato a quelle decisio­ni, ma la società che gestisce, ha presen­tato in regione qualcosa come 15 progetti per migliorare le reti fognarie, i depuratori e le reti idriche. Se gli interventi previsti nei piani triennali possano far avere al cittadi­no l'acqua potabile a casa io penso che si potrà comprendere le ragioni di un percor­so. Ma se quegli interventi non si possono fare perché si presentano i progetti e si fer­mano in regione per mesi con motivazioni speciose è chiaro che si hanno solo aspet­ti negativi del passaggio di gestione ine­renti aumenti di tariffe, mancanza di con­trollo demografico, ecc. allora, occorrereb­be fare in modo che le regioni esplicitino i propri benefici. Ad es. a Noto, se grazie all'azione del nuovo gestore si dovessero rimettere in funzione i depuratori e doves­se migliorare la qualità del servizio è chia­ro che la gente capirebbe le ragioni del passaggio. Quindi se dovessimo registra­re benefici significativi non capisco le ragioni per cambiare. Se invece dovessi­mo avere un riscontro negativo sarebbe un fallimento."
Lei ha ragione, ma se SAI8 presenta progetti che non vengono co-finanziati e quindi non arrivando i soldi comun­que le tariffe aumentano lo stesso non le sembra che questo gestore aveva solo la finalità di fare cassa?
"Premesso che loro lo riconoscono, infatti la provincia di Siracusa è la terza tariffa più bassa d'Italia. C'è un problema di gestione con la SAI8, il contratto prevedeva un uffi­cio consumatori gestito dalle varie associa­zioni preposte e organizzazioni sindacali. Non capisco perché non si istituisce questa camera di compensazioni in cui vengono messi assieme le ragioni dei cittadini e quelle dell'ente gestore. C'è un Consorzio che ha il compito di controllare e vigilare sull'attività del gestore. Abbiamo previsto una serie di clausole di salvaguardia del cittadino e dell'utente che io non so se ven­gono rispettate a pieno. L'attuale gestione proviene da un obbligo normativo al quale non ci si poteva sottrarre e sarà così fino a quando non ce ne sarà un altro per legge. Il rifiuto dei sindaci di consegnare gli acquedotti determina che attualmente l'o­nere delle spese generali ricade solo sulle utenze dei comuni di Augusta, Priolo, Siracusa, Noto ecc. Fino a quando non ci sarà un nuovo metodo di gestione, il vero compito del consorzio, è quello di fare in modo che tutte le norme, tutte le clausole di salvaguardia dell'utente, vengano messe in atto che poi non ritengo neanche sbagliato che il consorzio si muova per sti­molare la realizzazione delle opere, perché ripeto, se io cittadino, sto in un comune che è sotto infrazione comunitaria, perché non ha la rete fognaria, non ha il depurato­re, prima o poi vedrò aumentarmi la mia tariffa, se invece il comune si realizza la rete fognaria, il depuratore, o se sto in un comune dove si prelevano cento litri d'ac­qua e se ne distribuiscono trenta, o esisto­no persone che si fregano i rimanti settan­ta litri oppure, c'è una tale perdita nella rete che riusciamo a disperdere il liquido pre­zioso. Fino a quando non ci sarà un nuovo quadro normativo, sono convinto che dob­biamo far funzionare il sistema attuale. I comuni e le province devono rispettare le leggi emanate dallo stato e dalle regioni." A proposito di rispetto, abbiamo notato una campagna promossa dal PD che sostiene: l'acqua ritorna pubblica, cosa succederà?
"A Siracusa non succederà niente, così come, in questa fase non succederà nien­te in tutto il resto della Sicilia, perché la norma della finanziaria, è una norma, e lo voglio dire nel senso buono, è una norma manifesto, si tratta di una norma che indica l'avvio di un percorso, che dovrà vedere la produzione di leggi, il chiarimento delle procedure da adottare, ed i cittadini deb­bono continuare a rivendicare i loro diritti nel rapporto con il gestore, il gestore deve continuare a fare a pieno la propria parte nel migliorare il servizio, e mano a mano che il percorso legislativo andrà avanti capiremo quali saranno le modalità di passaggio dall'una situazione a l'altra, se c saranno, se Siracusa ci rientrerà, siamo in una fase in cui, è sacro, enunciato il princi­pio, annunciato sulla base di una norma inserita nella finanziaria, ma il percorso è solo all'inizio. lo non penso, proprio per il fatto che ci sono interessi di natura privati­stica, da codice civile, che il percorso potrebbe essere anche breve, quindi non possiamo stare in un regime di democrazia sospesa. Fino a quando questa è la legge, si deve rispettare."
Tutte le procedure che lei auspica, si scontrano col fatto, che questo governo non riuscirà ad andare avanti ancora per molto, si dovrà andare a votare per poi cominciare tutto di nuovo. Credo che alla fine della fiera, un avviso di garanzia a Lombardo lo faranno, il PD, gioco forza abbandonerà la nave che affonda, il Pdl Sicilia dovrà allearsi con i lealisti dello stesso partito. A que­ste condizioni il governo Lombardo dovrà dimettersi. Bruno Marziano in questa evenienza, come si comporterà?
"Il governo regionale, in questi due anni è stato il risultato del fallimento del centro destra siciliano, ed è l'emblema più ecla­tante della dissoluzione della maggioranza che ha eletto il presidente Lombardo, quel­la che a giugno del 2008, sembrava l'invin­cibile armata che aveva bissato il succes­so delle nazionali, e poi calato come una cappa non rimuovibile, la propria forza sugli enti locali, si è squagliata come neve al sole, le difficoltà, le inadempienze, gli insuccessi del governo Lombardo, sono tutti da attribuire alla dissoluzione della sua -maggioranza, se c'è un tradimento che è stato operato in Sicilia, non è tanto il tradi­mento di chi vistosi mancare l'appoggio della sua maggioranza, decide di guardare oltre, ma è il tradimento di quella coalizio­ne politica che era stata premiata dai sicili­ani a tutti i livelli, e che ha dimostrato da Roma, dove abbiamo il governo più anti­meridionale degli ultimi 70 anni a Palermo, ove siamo in presenza di eserciti contrap­posti, e degli enti locali, dove siamo allo stato vegetativo in alcune realtà, per tutte i esempio la Provincia Regionale di Siracusa dove il livello di attività amministrativa, è quasi da stato vegetativo, stato pre-comatoso - dicevo si è dovuto fare ricorso ad un rimpasto di giunta quasi notturno, per vedere se è possibile dare una scarica di adrenalina a questa amministrazione. Il PD ha preso atto che c'era questa situazione, questo disfacimento, ed ha condizionato il proprio sostegno, alla possibilità di un per­corso, che portasse avanti la legislatura senza un'altra rottura traumatica, all'avvio di un processo di riforme, questo processo, ha portato all'approvazione di alcune leggi che hanno un taglio piuttosto che un altro,è oramai noto a tutti, la legge di riforma della sanità che ci ha evitato il commissariamen­to e se si perseguirà in questa direzione, i frutti da qui a qualche tempo. La legge sui rifiuti, che non ha ancora potuto togliere la spazzatura dalle strade, ma ridisegnato un modello e con la finanziaria, si sono trova­te pure le risorse, per consentire di pagare i debiti e togliere la spazzatura dalla stra­da, anche se questa legge adesso, com­porta la torsione del piano dei rifiuti, che deve cancellare un modello ma che deve reimpostarne un altro.
Ciò ha comportato l'inserimento nella finanziaria regionale, di una serie di clau­sole a favore dei cittadini. Penso che que­sto percorso, rischia di essere interrotto non già e non solo da traumatici provvedi­menti giudiziari che comporterebbe un per­corso automatico, ma dal fatto che non sarebbe più sostenibile una contraddizio­ne, per cui, i rappresentanti del Pdl, a Palermo sono eserciti contrapposti, poi tor­nano nei loro territori, e diventano tutti d'a­more e d'accordo. Non è più sostenibile che ci sia uno schieramento di forze all'op­posizione a Palermo del Pdl cosi detto lea­lista, l'Udc, legato all'ultimo sangue nella lotta al Pdl Sicilia, e tornando a Siracusa, verso Enna si convertono e si ritrovano tutti d'amore e d'accordo. Questa è una con­traddizione intollerabile".

 

  • Bruno Marziano | Sito ufficiale

    Io sto con chi crede ancora nella politica seria e per bene. In questi anni, da solo o con il gruppo parlamentare del Partito Democratico, mi sono impegnato a Siracusa e in Sicilia per dare risposte concrete ai bisogni e alle aspettative della gente. Il mio lavoro ha sempre riguardato diverse aree strategiche per lo sviluppo del territorio: industria, politiche del lavoro, infrastrutture, ambiente, sanità, politiche sociali, scuola, università e formazione, cultura e turismo Sempre al servizio delle famiglie, dei giovani, dei lavoratori, delle imprese.